Il senso di una Festa Nazionale - di Massimo Zilio
Adattamento di un articolo pubblicato su Acli Vicentine di Marzo 2011, aperto ai contributi e con la speranza di aprire un momento di riflessione condivisa.
"È ormai evidente che le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia sono pretesto di scontro più che di riflessione: ripercorrendo la cronologia degli avvenimenti, è almeno dal marzo del 2008 che il Comitato promotore dei festeggiamenti è impegnato in un'azione di stimolo verso le istituzioni democratiche e la società civile, si è interrogato sull'identità di Nazione ed il futuro dei Cittadini ("Italiani. Immagini e identità", appuntamenti dal 16 marzo al 22 marzo 2008 a Torino, fonte sito del Comitato www.italiaunita150.it).
Ma con l'avvicinarsi del calendario alle date ufficiali il dibattito si è spostato sull'agire quotidiano, senza la necessaria riflessione sui valori universalmente riconosciuti che devono esserne il fondamento. Una parte non irrilevante della classe dirigente italiana, fin dai partiti di ispirazione federalista ed autonomista, alcuni anche con incarichi ufficiali di governo locale o nazionale, dichiara apertamente di non essere interessata al dibattito, salvo improvvisamente far marcia indietro quando occorre decidere se un giorno scelto per Legge dello Stato quale Festa nazionale sia dichiarato lavorativo o meno.
Le istituzioni religiose, con rilevanti eccezioni, troppo timidamente ricordano che è Bene Comune anche il riconoscimento della validità universale delle Leggi, come sancito in ogni aula di tribunale, quasi che il Tevere, citando Giovanni Spadolini, sia improvvisamente ridiventato largo. Sembra che le autorità civili e religiose abbiano abdicato al loro ruolo di stabilire il tempo del riposo, già ampiamente compromesso dal proliferare delle tipologie della contrattualistica privata e da stili di vita più attenti al consumo che alla persona.
Certo è che una rilettura storica del nostro passato non si deve limitare al Risorgimento, ma deve proseguire il suo cammino per rendere omaggio, ad esempio, alle migliaia di cittadini delle regioni del Sud, morti sulle nostre montagne e sulle rive del Piave nella Prima Guerra Mondiale, per arrivare almeno sulle sponde del Don, dove un’intera armata è stata vergognosamente condannata a morte certa, prima, durante e dopo il conflitto, in nome di un ideale che non era sicuramente di Patria.
Come la immaginiamo la nostra Italia fra 150 anni? Qual è il futuro che già oggi stiamo costruendo per le generazioni future? Quale sarà il ruolo degli Alpini nel loro territorio nel XXII secolo? La definizione di Lavoro alla quale oggi siamo fedeli sarà sempre la stessa? Nello zaino che ci serve per migrare dal Novecento, quali sono i valori irrinunciabili per i quali siamo disposti a sporcare le nostre mani?
Prima ancora di essere Nazione e Stato, delimitata sia da Leggi che da confini più o meno stabili, l'Italia era presente come ideale già ai tempi di Dante, un’Italia "umile" e fonte di "sapienza, amore e virtute". Buon compleanno Italia e altri 700 di questi giorni! "
Massimo Zilio